E’ fonte di tristezza quando in una Parola come questa che oggi riceviamo dalla bontà del Signore, bisogna prendere atto anche della grande fragilità del popolo del Signore.
E anche questo è salutare per noi che dobbiamo constatare per il nostro tempo le stesse fragilità! Penso all’opposizione che il ministero di Papa Francesco trova ai nostri giorni! Spesso, in nome di una presunta tradizione e fedeltà, vengono assunti criteri mondani di interpretazione e di giudizio, che portano ad accusare il Papa che invece così luminosamente ci sorregge con la coraggiosa chiarezza del suo riferimento al Vangelo di Gesù!
Dalle vicende dei Maccabei ad oggi, di tempo ne è passato! Ma ogni tempo è soggetto alle tentazioni del tempo stesso, che tra l’altro, date le debite differenze, sono poi in sostanza sempre le stesse, dovute e originate da quel demone di avidità e di potere che dalle tentazioni demoniache subite e vinte da Gesù stesso, si ripresentano poi ad ogni epoca e ad ogni cuore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
A cura di don Giovanni Nicolini
18Celebrandosi a Tiro i giochi quinquennali con l’intervento del re, 19lo scellerato Giasone inviò come rappresentanti alcuni Antiocheni di Gerusalemme, i quali portavano con sé trecento dracme d’argento per il sacrificio a Ercole; ma coloro che le portavano ritennero non conveniente usarle per il sacrificio, bensì impiegarle per altra spesa. 20Così il denaro destinato
al sacrificio a Ercole da parte del mandante, servì, per iniziativa dei latori, alla costruzione delle
triremi.
21Antioco, avendo mandato Apollònio, figlio di Menesteo, in Egitto per l’intronizzazione
del re Filomètore, venne a sapere che costui era diventato contrario al suo governo e quindi si
preoccupò della sua sicurezza. Perciò si recò a Giaffa, poi mosse alla volta di Gerusalemme.
22Fu accolto magnificamente da Giasone e dalla città e fu ricevuto con un corteo di fiaccole e acclamazioni. Così riprese la marcia militare verso la Fenicia.
23Tre anni dopo, Giasone mandò Menelao, fratello del già menzionato Simone, a portare al re del denaro e a presentargli un memoriale su alcuni affari importanti. 24Ma quello, fattosi presentare al re e avendolo ossequiato con un portamento da persona autorevole, si accaparrò il sommo sacerdozio, superando l’offerta di Giasone di trecento talenti d’argento. 25Munito delle disposizioni del re, si presentò al ritorno senza avere nulla con sé che fosse degno del sommo sacerdozio, ma soltanto le manie di un tiranno unite alla ferocia di una belva. 26Così Giasone, che aveva tradito il proprio fratello, fu tradito a sua volta da un altro e fu costretto a fuggire nel paese dell’Ammanìtide. 27Menelao si impadronì del potere, ma non s’interessò più del denaro promesso al re, 28sebbene gliene avesse fatto richiesta Sòstrato, comandante dell’acropoli; questi infatti aveva l’incarico della riscossione dei
tributi. Per questo motivo tutti e due furono convocati dal re. 29Menelao lasciò come sostituto
nel sommo sacerdozio Lisìmaco, suo fratello; Sòstrato lasciò Cratete, capo dei Ciprioti.
30Mentre così stavano le cose, le città di Tarso e di Mallo si ribellarono,
perché erano state date in dono ad Antiòchide, concubina del re. 31Il re partì in
fretta per riportare all’ordine la situazione, lasciando come luogotenente Andrònico, uno dei suoi
dignitari. 32Menelao allora, pensando di aver trovato l’occasione buona, sottrasse alcuni
oggetti d’oro del tempio e ne fece omaggio ad Andrònico; altri poi riuscì a venderli a Tiro e
nelle città vicine. 33Ma Onia lo biasimò, dopo essersi accertato della cosa ed essersi
rifugiato in una località inviolabile a Dafne, situata presso Antiòchia. 34Per questo
Menelao, incontratosi in segreto con Andrònico, lo sollecitò a sopprimere Onia. Quello, recatosi da
Onia e ottenutane con inganno la fiducia, dandogli la destra con giuramento lo persuase, sebbene non avesse
allontanato ogni sospetto, a uscire dall’asilo e subito lo uccise senza alcun rispetto per la giustizia.
35Per questo fatto non solo i Giudei, ma anche molti di altre nazioni restarono indignati e afflitti
per l’empia uccisione di quell’uomo. 36Quando il re tornò dalle località
della Cilicia, si presentarono a lui i Giudei della città, insieme con i Greci che condividevano
l’esecrazione per l’uccisione arbitraria di Onia. 37Antioco fu profondamente rattristato
e, preso da compassione, pianse per la saggezza e la grande prudenza del defunto. 38Poi, acceso di
sdegno, tolse subito la porpora ad Andrònico, ne stracciò le vesti e lo condusse attraverso tutta
la città proprio fino al luogo dove egli aveva sacrilegamente ucciso Onia e lì stesso
eliminò dal mondo quell’assassino. Così il Signore gli rese il meritato castigo.